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BRUNIN E LA SUA STORIA

UN PEZZETTO DI VITA VISSUTA: la mucca Brunin
Un giorno della mia estate di qualche decennio fa, accompagnando le amiche in altura per il pascolo,
dopo aver acceso il fuoco, aver pasteggiato alla bell’e meglio, fatto qualche partita alle carte, succede che si decide di cambiare bosco per andare a raccogliere i mirtilli.
Eravamo tre ragazze, due esperte, io solo di compagnia, e tre mucche.. Carolina, Brunin e la Pina. Mentre pascolano tranquille vicino alla pineta, noi con le dita blu e rosse dalla raccolta, ci dedichiamo ai
piccoli frutti per la marmellata che poi la mamma avrebbe preparato. Tutte dotate di un secchiellino metallico, metri e metri di mirtilleti erano alla nostra portata.
All’improvviso, proprio come ora, uno scrosciante temporale si abbatte sulla zona.
Le mucche lontane dei nostri sguardi posati invece sui frutti, si erano disperse nel pascolo, e vedendo che l’incessante pioggia non diminuiva, la più grande di noi decide che sia ora di tornare a casa.
Ricordo avere una k-way argentata, loggata Parmalat, presa coi punti di qualche raccolta, che di impermeabile non aveva nulla, scarpe che allora si definivano da “tennis” che avevano nelle suole già diversi chilometri, destinate ad “essere fatte fuori” prima dell’inizio scuola, dove scarpe nuove con la para bianca avrebbero fatto bella mostra rispetto a quelle.
La più grande raggruppa le due mucche vicine e si incammina verso casa, mentre io e l’amica, ci mettiamo alla ricerca di Brunin, che mancava all’appello.. Cerca, cerca, sali, sali, si sentiva nell’orecchio il tintinnio del campanaccio assieme al battito del cuore che ahimè batteva più si saliva sull’irto crinale, e più il senso di angoscia saliva.
Abiti appiccicati, capelli fradici, scarpe ormai infangate, la nebbia e la condensa che dal terreno evaporava, il senso di colpa ci attanagliava a tal punto da allontanarci dai soliti andeggi che tanto bene conoscevamo, e convinte di sentire il suono del pendaglio, saliamo, saliamo.
Ad un certo punto, torniamo sui nostri passi, con la terra sotto le unghie per le cadute fatte, le spine nelle dita per esserci appigliate a tutto, ci fermiamo sotto un albero in attesa che i tuoni cessino di fare eco nella valle.
Cosicché veniamo raggiunte dalla nostra amica che ci informa che Brunin è nella stalla, giunta ancor prima delle “sorelle” appena sentito i primi tuoni arrivare.
Sollevate, molto sollevate per l’esito della giornata, ad ogni temporale estivo questo ricordo emerge, pensando che oggi a pochi capita primo di perdere la mucca, secondo di infradiciarsi in quel modo..
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