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La Festa di Sant’Antonio a Valfurva

La Chiesa di Sant’Antonio a Valfurva

Il comune di Valfurva è caratterizzato da diversi paesi uniti sotto lo stesso stemma, troviamo Uzza, Teregua, San Nicolò, Sant’Antonio, Santa Caterina, e Madonna dei Monti.
Non so la ragione per cui i paesi siano rivolti ognuno ad un santo, ma oggi parliamo della chiesa di Sant’Antonio che proprio il 17 gennaio viene festeggiato in forma solenne.

Il santo viene festeggiato con la”messa grande” delle ore 10.00, gli abitanti arrivano alla spicciolata presso la piccola piazza e con appresso i propri animali non solo legati all’agricoltura come mucche e cavalli, ma anche quelli domestici i quali vengono addobbati con fiori di carta colorata e nastrini alle criniere.
Sant’Antonio protettore degli animali, quindi tutti al cospetto del Santo.
Dopo la la messa il prete all’uscita della chiesa inizia la benedizione degli animali; la festa continua in allegria con l’accompagnamento della banda e delle persone vestite con l’abbigliamento tipico, tra dolci e saluti.

L’interno della chiesa è particolare: caldo,accogliente, pochi sono i banchi ma il raccoglimento che si percepisce è emozionante.
Sull’altare illuminato dagli splendidi rosoni colorati presenzia il crocifisso rimasto pressoché indenne dell’incendio di cui andremo a parlare, col braccio destro parzialmente arso e che rende il tutto ancora più suggestivo.
In una piccola nicchia sulla parte sinistra della chiesa è stata riprodotta la grotta di Lourdes con la statua della Madonna: la pietra e il posizionamento dei sassi che rispecchiano fedelmente il luogo sacro di Lourdes è davvero emozionante e piena di fede..

La storia di oggi narra un episodio avvenuto il 10 aprile del 1899 dove nella frazione di Sant’Antonio Valfurva scoppiò un incendio che distrusse completamente in poche ore il paese
composto da circa 80 case, quasi tutte in legno e una vicina all’altra.
Solo cinque si salvarono dalle fiamme: l’incendio si sviluppò nella casa degli eredi Manciana fu Giuseppe, proprio posta al centro della frazione e che con una rapidità inaudita si propagò per tutto il borgo grazie anche la presenza di forte vento.
Non appena si percepì la pericolosità e la grandezza di questo terribile evento, le donne che si trovavano impegnate nelle faccende domestiche andarono a chiamare altre donne e gli uomini che erano nei campi e nei prati appena lambiti dalla neve primaverile.
In un batter d’occhio tutte le case e soprattutto i capanni pieni di fieno, presero fuoco, la povera gente raccolse le cose più care e preziose e le portarono nella chiesa di Sant’Antonio sperando che lì, sotto la protezione del Santo si potessero salvare; ma in poco più di un’ ora anche parte della chiesa venne presa d’assalto dalle fiamme che investirono il tetto di legno; fu così che anche i materiali depositati dei cittadini presero fuoco.
Uno strano gioco del destino vide il campanile vittima di turbine d’aria creato da un cammino d’aria che aspirava verso l’alto, spingendo così le fiamme portandole verso il cielo, vortice che faceva suonare le campane, che alla fine caddero con un grandissimo tonfo che risuonò a lungo nella memoria di tutti.
Si racconta che solamente alcuni paramenti e arredi sacri vennero salvati mentre l’attiguo ossario fu risparmiato assieme al crocefisso presente nella chiesetta.
Le bestie spaventate scappavano di gran fretta dalle stalle liberate dalle donne ma purtroppo riconoscendo la strada, l’unica cosa che volevano fare era il ritorno nelle stalle e gli abitanti ebbero le loro per tenerle lontane e infatti diversi animali, suini, galline e capre morirono tra le fiamme.
Si attivarono tutti gli abitanti ma anche i vicini Bormini, infatti il camion coi pompieri (immaginiamoci come poteva essere) avvertiti dai rintocchi delle campane, corsero ad aiutare assieme alle guardie forestali e ai carabinieri cercando con coraggio di domare un incendio che era veramente molto grande.
Essendo aprile la neve era appena andata via con l’arrivo della primavera, e il Frodolfo era ancora povero d’acqua e non bastava ad alimentare i rudimentali mezzi a disposizione del personale che tutta la notte continuarono a lavorare in condizioni di pericolo.
Purtroppo all’alba del giorno dopo si contarono solo cinque case salvate dall’incendio e ci furono fortunatamente solo due vittime.

E’ una chiesa che vivo da quand’ero piccola, silenziosa e profumata, umile e luminosa, poichè la casa della mia nonna è proprio lì adiacente, che oggi vede il prete sulla balconata a benedire gli animali, Chiesa che visito spesso e che porta con se un’atmosfera per me speciale, Chiesa ancora aperta e visitabile almeno di giorno. Consigliata!

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